Come è strano camminare lungo i sentieri del parco, che hanno visto i miei primi passi incrociarsi, il mio più lungo amore, dissolversi in un fumo di vuote parole dal pieno significato. Come è strano vagare, tra i miei pensieri, guardando quei sempre verdi alberi che hanno visto i miei primi palloni bloccarsi, mentre mi affannavo a imparare a giocare a pallavolo. Un vecchio mi ferma e mi racconta del suo mondo e della sua vita passata, mentre in una sorta di metempsicosi, il mio mondo si blocca ed il mio animo vive con un corpo passato. Mi accorgo che il sole sfiora le mie mani ed il mio sguardo di colpo diventa più lucido, alla vista del laghetto tanto caro alla mia mente. Sono vecchio ormai ed i miei nipoti con amorevole sguardo giocano con me. Io li accarezzo ridestandomi da un lungo sogno fatto di lustrini e fuochi d’artificio. Guardo ora a quel sentiero, che è il mio di sentiero e con un sorriso sornione e affabile assaporo la polvere e l’odore dei glicini appena sbocciati. Sono un quindicenne, ora, è quel sentiero è il percorso che intraprendo, accompagnato da me stesso e da una strana figura dal mantello bianco, che mi prende per mano e mi porta verso i pugni e le carezze del mondo reale.