Quando ero piccolo c’era una cosa che mi piaceva tanto nel periodo natalizio: aspettare il rientro a casa di mio padre dal lavoro. Ogni giorno era un emozione diversa seppur uguale a se stessa, vedere quale pacco avrebbe portato, regalo di cortesia delle aziende con cui aveva a che fare durante l’anno, all’interno dell’ufficio acquisti della società per cui lavorava. Tra panettoni, cotechini, prosciutti, spumanti ed altro, la spesa per i festeggiamenti di natale era praticamente fatta. Erano gli anni tra gli 80 ed i 90. Anni in cui, in italia, il ceto medio era tale e viveva con gran dignità ed in cui gruppi musicali irlandesi come gli U2 o i Cranberries lanciavano la sfida, spesso stravincendola, ai gruppi rock inglesi ed americani. Quante volte avrete sentito, canzoni come One, October, Zombie? Innumerevoli immagino. Ecco, in quegli anni nasceva la voglia di conoscere la verde Irlanda. Quando mi è capitata l’occasione di trascorrere tre giorni e mezzo proprio li, nel periodo pre-natalizio, ho ripensato all’emozione dell’attesa di mio padre, perché alla fine ho scoperto che l’Irlanda è così. Sei in attesa di provare emozioni quando la incontri, ma non sai precisamente quali. L’Irlanda ti spiazza, perché mentre incominci a darla per scontata, quando incominci a pensare che al successivo angolo troverai il solito prato verde ed il solito gregge di pecore, ti tramortisce all’improvviso con qualche paesaggio unico. L’Irlanda l’ho vissuta in questi giorni come la terra dei contrasti. Il contrasto a Dublino tra il nero ed il rosso delle luci di Temple bar o del moderno Samuel Beckett Bridge rispetto all’elegante ottocentesco Ha Penny Bridge. Contrasto evidente anche tra la zona finanziaria nella zona est della città, ipermoderna e scimiottante, in parte, quella ben più grande degli odiati inglesi a Londra, rispetto al fascino un po decadente, in autunno, della zona centrale ed ovest della città. Questo contrasto quasi si avverte ancora nell’aria e si tocca con mano, in alcune zone di Belfast, tra l’elegante quartierino cattolico ed il ben meno curato quartiere protestante, suddivisi da muri alti, che si dice verranno abbattuti entro il 2023. Nel frattempo, la tristezza della morte degli anni passati, viene coperta dai colorati murales, testimonianza di un tempo recente che fu e che si spera non torni più. Il meglio però lo trovi fuori dalle principali città irlandesi, quando svolti l’angolo delle verdi vallate irlandesi e ti ritrovi immerso in un mare di rosso, come il colore di un tipico irlandese, colore caratteristico autunnale di una particolare pianta presenti nella zona o magari ti ritrovi ad affrontar la selvaggia scogliera irlandese come avviene nella zona ovest dell’Irlanda (scogliere di Moher) od anche a mezz’ora da Dublino (Promontorio di Howth). Qui ti confronti con il solito forte contrasto tra la dolcezza del verde pascolo e la violenza delle scogliere spesso sferzate (nel periodo autunnale e non solo) da venti così forti, che sembrano portarti via l’anima e trascinarla nel cielo terso e umido irlandese. Il bello è proprio questo. Non sai mai a cosa ti porteranno le strade di campagna irlandesi. Potresti imbatterti in un silenzioso faro (zona di Howth), in un piccolo e diroccato monastero con il tetto di cielo (Monastero di Kilmacduagh), in una particolare formazione rocciosa (Selciato del Gigante) o persino trovarti immerso all’improvviso dal rumore di una grande festa in lontananza della gente di Irlanda che contrasta il clima freddo, con il proprio spirito caldo e ospitale, che ricorda molto più l’animo latino che non quello nord-europeo. Allora, zaino in spalla, prendi quella strada di campagna Irlandese e fatti incantare, a tuo modo, dai suoi contrasti.
Udito – Musica consigliata: The High Kings – Boolavogue
Gusto: Birra scura
Olfatto: Birra
Tatto: Lana