Sai che vuol dire recitare?
mi disse Alfred, il mio regista.
Recitare è guardare se stessi, dentro gli occhi dei personaggi che interpreti. Recitare è scalare le montagne russe del cuore. E’ osare, quello che non oseresti nella vita reale.
Recitare è vivere i nostri tempi, immedesimandosi in tempi passati, dai ritmi sincopati.
Che pensi che sia recitare?
E’ appropriarsi di mondi che non ti appartengono e farli entrare dentro te stesso. Non reciti per gli applausi, né per la gloria.
Che ti pensi?
Reciti la tua parte, per recitar te stesso. Indossi una maschera, che si impolvera, ride, piange e balla.
Reciti per quelle luci calde che ti riscaldano l’animo e accentuano i tuoi lineamenti. Recitare è far della propria voce, musica, che amplifica le emozioni degli universi tuoi e degli altri.
Assapori il fumo che si sprigiona da quella macchina, come assaporeresti il tuo dolce preferito, mentre reciti.
Recitare, è camminare dolcemente, sul palco degli animi degli spettatori e guardarli negli occhi per dirgli:
“Noi siamo uguali. Proviamo le stesse sensazioni”.
Reciti per dirgli, vi accompagno, per mano e vi faccio bere dell’inebriante nettare del verso.
Recitare è giocare con le visioni d’insieme, con l’attenzione al particolare.
Recitare, è dimostrar lo Shakespeariano detto “siamo tutti attori nel palcoscenico della vita” e rendersi conto che, il palcoscenico del teatro è spesso più vero della vita stessa.
Recitare, è ricever gli applausi ed inchinarsi per coglier gli omaggi del tuo animo che si specchia negli occhi di coloro, che da spettatori, diventano attori del tuo spettacolo.
Recitare è essere spontaneamente attori attivi, di questo pazzo ed incoerente mondo.
Udito – Musica consigliata: London Grammar – Sights
Gusto: camomilla
Olfatto: margherita
Tatto: tenda